Il Giro di Viareggio in 80 giorni

Si tratta di un’altra iniziativa della Pagina Facebook Viareggio200. Alle 20.45 di venerdì 2 ottobre inizierà un viaggio quotidiano, intorno a Viareggio, che si concluderà lunedì 21 dicembre 2020.

Una “scommessa” che cercheremo di vincere grazie, ancora una volta, al vostro prezioso, insostituibile contributo. Un racconto che si sviluppa attraverso post, foto, video, podcast, telefonate, contributi etc.

La vicenda ha inizio a Londra, nel 2020: Filippo Frog, un marinaio viareggino tanto ricco quanto ossessivamente metodico (conta ad esempio i passi che lo separano da casa sua al suo bar, oppure licenzia il proprio cameriere per aver osato portargli l’acqua di Stiava di qualche grado più fredda del dovuto), conduce una vita dai ritmi sempre uguali. Un giorno, il 2 ottobre, entrando al Cro come sempre, Frog trova alcuni amici nel pieno di una discussione su un articolo de «Il Tirreno», che, oltre a riportare la notizia di una grande rapina alla Banca del Monte, descrive una nuova funivia all’Abetone e calcola che ormai sarebbe possibile fare il giro di Viareggio in soli ottanta giorni. Mentre nessun collega ritiene questa stima veritiera, Frog si lancia nell’avventura: scommette con gli amici la somma di ventimila euro che egli riuscirà a compiere l’impresa, partendo quella sera stessa ed essendo di ritorno entro la sera del 21 dicembre. Lo accompagnerà, nell’impresa, il nuovo servitore Paspartu….

Ogni giorno, per 81 giorni:

81 tappe (80 + la giornata speciale finale)
80 Punti precisi di Viareggio dove fermarsi a guardare, ricordare, sognare.
80 Porte da varcare (di case, edicifici storici, palazzi e strutture pubbliche).
80 Attività commerciali
80 Libri da leggere
80 Parole
80 Foto di quadri appesi alle pareti di case viareggine
80 Ricordi (per un massimo di 80 parole)

Un Concorso Fotografico per foto contenenti il numero 80
Un Concorso Video su Viareggio, della durata di 80 secondi
Una Lotteria con 80 biglietti disponibili ed 80 Premi

Un numero WhatsApp per partecipare: 366.7020172

Capitolo – 1 (La partenza)
Venerdì 2 Ottobre 2020

2 ottobre dell’anno 2020. Oggi, al Cro, nel corso di una discussione con gli amici che, come al solito, in poche ore ha spaziato su un ventaglio, ampissimo, di argomenti, trattati con interventi degni dell’Enciclopedia della Tuttologia, ho fatto una scommessa. Quella di riuscire a fare il Giro di Viareggio in ottanta giorni. Ho scommesso ventimila euro che lo farò, al massimo, in ottanta giorni, ovvero in millenovecento ore o centoquindicimiladuecento minuti. Hanno accettato.

Ed eccomi qui, alla Stazione, pronto per partire. Dovrò essere di ritorno, nella stessa sala del Cro, in Darsena, alle otto e quarantacinque in punto.

Ah, dimenticavo… mi chiamo Filippo Frog e sono un marinaio in pensione. Ho navigato assai i mari del mondo, sino a che, un giorno di febbraio, la barca di cui ero comandante fece naufragio nel corso di una tempesta con onde mai viste. Io, ed il mio equipaggio, ci salvammo, approdando su di un’isola sconosciuta alle carte nautiche dove, dopo giorni che non contammo, trovammo un tesoro e fummo ritrovati da un veliero giamaicano. Per farla breve sono ricco di soldi, ma soprattutto di storie passate. Storie, personaggi, luoghi ed altro ancora che, in questo viaggio, cercherò di scoprire.

In questa folle impresa (“Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia” Erasmo da Rotterdam), mi accompagna un mio carissimo Amico giornalista; si chiama Paspartu è uno storico visionario.

Sono le 20.45 in punto. Il viaggio ha inizio.Seguiteci ed aiutateci. Abbiamo bisogno di voi per vincere la scommessa…

Filippo Frog

Capitolo – 2 (Il Tramonto)
Sabato 3 Ottobre 2020

Seconda tappa del giro di Viareggio in 80 giorni. Ho scommesso, con gli amici del Cro, ventimila euro che riuscirò nell’impresa. In questo arco di tempo dovrò scoprire, ritrovare, individuare, selezionare tutto ciò che è indicato dagli elenchi sottostanti. Mi accompagna e mi aiuta il fido Paspartu, giornalista e storico, ma, soprattutto, mi dovrete aiutare voi con i vostri contributi (testi, audio, foto e video) che potrete inviarmi, tramite Whatsapp, al numero 366.7020172.

Cosa andiamo cercando?

  • 80 Punti precisi di Viareggio dove fermarsi a guardare, ricordare, sognare
  • 80 Porte da varcare (la foto di case, edicifici storici, palazzi e strutture pubbliche)
  • 80 Libri che parlano di Viareggio e Torre del Lago Puccini (validi tutti i generi)
  • 80 Parole viareggine particolarmente rappresentative
  • 80 Foto di quadri appesi alle pareti di case viareggine
  • 80 Ricordi (per un massimo di 80 parole)

Pensate di essere all’altezza della sfida? Bene, partecipate al viaggio! Nei prossimi, giorni, poi sveleremo altre caratteristiche dell’iniziativa che prevede premi, concorsi, sorprese…

Noi, nel frattempo, annotiamo i primi contributi in una giornata di pioggia, vento, nuvole brontolone e, poco fa, un tramonto dai colori che arrivano diritto al cuore.

Quadro n° 1 – Tela di Sergio Baroni, daal titolo “La sciabica”, oggetto di una donazione alla Croce Verde di Viareggio (dove si trova) da parte delle famiglie Sanetti e Spagnoli.

Punto n° 1 – “La Palma del Marinaio”

Capitolo – 3 (La Lidia)
Domenica 4 Ottobre 2020

Terzo giorno del viaggio; domenica. Con il mio fido Paspartu ci siamo recati a Levante per individuare il 3° punto degli ottanta punti precisi di Viareggio (o Torre del Lago) che stiamo cercando. Punti dove potersi fermare a guardare, ricordare, sognare…
Siamo andati al moletto, il moletto del muraglione, del faro, del panorama mozzafiato che, sedendoci, possiamo ammirare. Il moletto delle palafitte per pescare le cèe; lo spazio d’acqua dove tanti viareggini hanno imparato a nuotare con il Bartelloni. Il moletto delle statue di Libero Maggini immobili, ma al tempo stesso vive negli occhi di chi sa apprezzarle.
Tirava un forte vento, le onde giocavano a saltare gli scogli. Nel cielo persone attaccate ad “aquiloni” e gabbiani in movimento ad ali spiegate.
Idealmente abbiamo incontrato una bella persona che abita lì vicino. Si chiama Lidia Cerri che ci ha inviato una lista, lunga tre pagine, di libri che riguardano Viareggio. Ne abbiamo scelto uno da inserire nel nostro elenco. Si tratta dell’interessantissimo “Enrico Pea, un famoso sconosciuto” che Lei stessa ha scritto studiando documenti e recuperando contenuti. Edito da Pezzini, vale la pena di essere letto per scoprire o riscoprire un grandissimo Personaggio.
Lidia, inoltre, ci ha regalato tre copie (Grazie di cuore) da mettere nel baule dei premi che distribuiremo con questa nostra iniziativa.
Saluti a Tutt*, fatevi sentire al numero Whatsapp 366.7020172.

Capitolo – 4 (All’ombra della Torre Matilde)
Lunedì 5 Ottobre 2020

Lunedì 5 ottobre, cadono foglie e cadono alberi sul nostro cammino. Oggi siamo andati alla ricerca ed alla riscoperta di una porta con cui riempire il primo tassello degli ottanta previsti dall’omonimo elenco. Le porte che tanto dicono, che tanto nascondono, che tanto raccontano. Ne avete qualcuna da segnalare? Porte di case, edifici storici, palazzi o strutture pubbliche. Misteriose od originali, divertenti e importanti come quella davanti alla quale, io e Paspartu, ci siamo fermati nel pomeriggio.

E’ la porta della Torre Matilde; guarnigione, carcere, simbolo della Città. Aprirla significa entrare nella nostra storia, sentire voci, grida, urla, respiri e sospiri. E’ la porta delle porte che porta lontano.

Ed è in questa zona, dove tutto ebbe inizio, che abbiamo ricevuto anche il primo contenuto relativo alle 80 parole viareggine che stiamo ricercando; la parola numero 1 è CIOTTORINO. Il ciottorino della Vecchia Viareggio, dei bambini con le mani colorate, dei nonni emozionati dai ricordi, delle scuole che insegnano la passione, della solidarietà e dell’orgoglio di una Comunità.

Poi, giocando con il tempo e l’immaginazione, siamo entrati dentro allo stand dei libri dove il Pio ci ha mostrato i volumi più belli. Di questi ne abbiamo preso uno per il nostro elenco. Si tratta de “Il Clandestino” di Mario Tobino. Lo abbiamo iniziato a leggere a pochi passi dalla Torre Matilde. Esattamente in Via Fratti, quasi all’angolo della Via Regia. Davanti ad un palazzo che, un bel po di tempo fa (1965), fu utilizzato per girare alcune scene dello sceneggiato televisivo “L’ammiraglio” che, raccontava appunto, le vicende di Medusa all’epoca della Resistenza. Ricordo ancora nitidamente Luigi Vannucchi, cappello ed impermeabile, ripetere più volte la stessa scena…

Per oggi è tutto, siamo stanchi, ma sempre più emozionati per le tante cose che stiamo scoprendo e per le tante altre che, grazie a voi, scopriremo nei prossimi giorni.

E’ questo, in definitiva, il senso vero della scommessa.

Capitolo – 5 (Il vento dell’Ovest)
Martedì 6 Ottobre 2020

Oggi, io e Paspartu, abbiamo ascoltato e seguito il vento. Come la conchiglia amplifica il mare, il vento, infatti, porta con se voci di ieri e di oggi; frasi e parole che dicono tutto. Indicazioni sussurrate per chi le sa decifrare. Come quando, in navigazione, guardavo le vele catturare parole per gonfiarsi come pagine di romanzi.

In questo caso, però, la voce del vento era una voce di dolore, la stessa di quel vento fratello che soffiando forte nell’ottavo giorno del mese si luglio 1822, pose fine alla vita di un grandissimo poeta: Percy Bysshe Shelley, che al vento, in versi, così si rivolgeva…


O tu vento selvaggio d’occidente,
tu che dell’äutunno sei il respiro,
e dalla cui invisibile presenza
le foglie morte vengono sospinte
come spettri da un mago messe in fuga,
gialle, pallide, nere, rosso acceso,
quasi tutte colpite da contagio!
Tu che trasporti all’invernale letto
gli alati semi in cui giacciono freddi,
ciascuno come salma nella tomba,
finchè zefiro blando, in primavera,
non suonerà sulla sognante terra
la sua tromba, colmando con colori
vividi e con profumi, il colle e il piano,
per l’äere spingendo dolci gemme
come, per pascolar, si fa col gregge.
Selvaggio Spirto che ti sposti ovunque,
che distruggi e preservi,- ascolta, ascolta!…

Questo abbiamo sentito, davanti al suo monumento (unico in Italia) che inseriamo nell’elenco dei punti di Viareggio che stiamo cercando.

Nell’elenco delle 80 porte, invece, mettiamo quella di Palazzo Paolina, distante pochi metri dal punto in cui ci trovavamo. Una bella porta, che tanto ha visto, aprendosi e chiudendosi in tutti questi anni. Ora, però, tocca a voi… Aiutateci a completare gli elenchi, prima che siano trascorsi ottanta giorni dall’inizio del viaggio che stiamo facendo…

Capitolo – 6 (Il cammino)
Mercoledì 7 Ottobre 2020

Passo dopo passo, il Giro di Viareggio continua. Tra poco tempo annunceremo alcuni concorsi legati a questa nostra scommessa. Intanto emozioni si aggiungono ad emozioni che vanno ad alimentare gli elenchi dei “tesori” di cui andiamo in caccia.

Un cammino, nel vero senso del termine, che ci permette di guardarci attorno, di pensare, sognare, ricordare. E’ la riscoperta del tempo, il riappropriarsi di ciò che esiste davanti a noi e che si ribella all’indifferenza ed all’ignoranza, lanciando segnali e richieste di attenzione.

Come la bellissima porta di via Sant’Andrea, con quei suoi fregi ed il volto che chissà quante cose ha visto. Una porta così non può non essere inserita nell’elenco omonimo. Una scoperta che dobbiamo a Riccardo Mazzoni che, per rimanere in tema, auguro a tutti voi di incontrare, prima o poi, sul vostro cammino (se dovesse accadere, fermatelo e fatelo parlare. Non ve ne pentirete).

A proposito di incontri, oggi (telefonicamente) ho parlato con Chicco Guidi. Molte le cose che ci siamo detti; molti i contributi che ci ha dato (Grazie Chicco!) e che utilizzeremo nelle tappe future. Un racconto vocale fatto con il cuore, la passione e l’amore di chi vuol bene davvero alla Città ed alla sua Storia. Sfogliando gli appunti, scelgo un ricordo, il primo dell’elenco.

Quando si decise di asfaltare le strade – ricorda Chicco – a Viareggio fu utilizzato un mezzo particolare, spaventoso, affascinante. Un veicolo a motore con grandi rulli al posto delle ruote. Un impiego dal costo spropositato. Uno sforzo economico così forte che quel mezzo, da quei giorni, prese il nome di “Schiacciamilioni”. (Lo vedete in foto, in un’immagine della via Marco Polo ante asfaltatura…


Capitolo – 7 (La Miss)
Giovedì 8 Ottobre 2020

Oggi abbiamo ricevuto alcuni messaggi su Whatsapp con contributi, molto interessanti ed emozionanti, inviati da Lia (grazie, grazie).

Ne proponiamo uno (degli altri ne parleremo nei prossimi giorni), per la categoria “Ricordi”. E’, come segnala l’articolo, la foto di una miss eletta a Viareggio nel 1927. Si chiamava Elena Fratiglioni, aveva diciotto anni (anche se pare molto più grande), figlia di un noto commerciante fiorentino, con negozio in centro. Erano i tempi, si legge nell’articolo, in cui Viareggio era considerata tra le stazioni balneari più chic.

Guardandola abbiamo cercato di immaginare la città di allora e, poi, utilizzando due monopattini blu, io e Paspartu siamo andati a scoprire il “punto 4” dei luoghi dove fermarsi a sognare e ricordare. Si trova dove oggi c’è Galliano (e i suoi budini di riso…). Un osservatorio privilegiato per la vista ed il cuore. La passeggiata, il mare, la pineta tagliata in due dalla via Marco Polo, il Principe, il Principino, i bagni che si affacciano sulla terrazza, la piazza Puccini e l’Hotel Excelsior (ahimè da troppi anni chiuso). Per questo, frugando tra le cose della mia valigia, ho tirato fuori una foto del 1927 che ci ha permesso, e ci permettere, di fondere il passato con il presente.

Capitolo – 8 (Via Regia)
Venerdì 9 Ottobre 2020

Giornata calda, luminosa, più estiva che autunnale, quella di oggi, l’ottava del Giro di Viareggio in 80 giorni, in compagnia dell’Amico, giornalista e storico Paspartu.

Una giornata fruttuosa che ci ha permesso, grazie al contributo di alcuni di voi, di inserire altri tasselli negli elenchi che attendono di esser completati; un libro, una parola ed un punto preciso che merita un sosta, fosse anche di pochi secondi.

Il libro è scritto da Silvio Micheli, che di libri su Viareggio ne ha completati tanti e molto interessanti. Parla di mare e di gente di mare e si intitola “Gran Lasco, Capitani dell’ultima vela”. Pagine che odarano di salmastro, scosse dal vento delle tempeste, agitate da onde arrabbiate, colorate dai tramonti più belli ed illuminate dal grande cuore dei marinai.

La parola, invece, è: “tradòtta”, ovvero la lanterna a canfino per la pesca delle cée. Le luci tremolanti che brillavano nelle notti di inverno, tra moletto e canale Burlamacca, simili a stelle di un cielo caduto.

Il punto, infine, il punto preciso è quello in cui si incontrano e si fondono la via Fratti con la via Regia. Se vi ci fermate un momento, come abbiamo fatto oggi, girando su voi stessi, avrete la possibilità di vedere… il ponte girante che porta alla darsena; il canale che va verso l’orizzonte, la ex Camera del Lavoro; la Piazza che una volta era Grande e Grande si chiamava; il punto dove c’era il Comune, l’inizio della via Fratti che arriva fino a Lido di Camaiore e la via che ha dato nome a Viareggio e in cui è nato il Carnevale. Insomma, uno spettacolo…

Capitolo – 9 (Buio in sala)
Sabato 10 Ottobre 2020

Giorno di pioggia e poi sole, di nubi e di schiarite, di alti e di bassi come, spesso accade, nella vita. Gironi di chilometri percorsi a piedi, calpestando il presente, girando l’angolo del futuro.

Grazie anche alle vostre segnalazioni, io e Paspartu (che, lo ricordo ai nuovi lettori, è uno storico e giornalista che mi accompagna nel viaggio-scommessa di fare il Giro di Viareggio in 80 giorni) abbiamo percorso l’intera passeggiata per giungere nella zona del canale Burlamacca.

Tante le cose da vedere, catalogare, selezionare per essere inserite nei nostri elenchi. Due ne abbiamo scelte:

La porta del Teatro Politeama (o ciò che resta) che, per tanti anni, si è aperta per permettere alle persone di entrare in un mondo di emozioni. La porta sull’atrio dove ve ne erano altre coperte da una spessa tenda, confine tra il reale e l’immaginario, tra la normalità ed il sogno.

L’anticamera del cinema o del teatro dove tutto può accadere, tutto è possibile, dove l’arte e gli artisti ci entrano dentro per renderci migliori.

Una porta che abbiamo osservato con tristezza, malinconia e delusione, ma, non per questo, ci ha abbandonato la speranza che presto quel buio della sala, oggi ancor più buio, possa di nuovo essere sconfitto dalla luce dello spettacolo.

Fatti pochi metri abbiamo individuato un altro punto importante tra quelli che andiamo cercando; il monumento al grandissimo Lorenzo Viani, posizionato ad inizio molo. Il cubo di marmo, sovrastato dalla grande testa, piena di capelli, dello scrittore, pittore, giornalista viareggino.

Accolti dalla voce dei gabbiani, rinfrancati dall’immenso mare oltre la spiaggia, ci siamo seduti davanti al monumenti del quale Paspartu mi ha raccontato la storia.

Lo ha fatto leggendo un articolo di Paolo Fornaciari, per anni direttore appassionato e preparato, del Centro Documentario Storico. Ascoltate anche voi…

Nel 1937, pochi mesi dopo la morte di Lorenzo Viani, Arturo Martini, incontrò a Carrara Renato Santini, che era alla “Montecatini Marmi” per eseguire una serie di grandi quadri da esporre alla Fiera di Milano, e maturò l’idea, forse già in embrione, di scolpire il volto “leonino” dell’artista da poco scomparso. La scultura, che Martini donò al Comune di Viareggio, fu pronta in tempo per essere esposta alla Biennale di Venezia del 1938; poi ritornò a Carrara per qualche ritocco ed infine, nel 1939, giunse a Viareggio per essere collocata in una “degna sede”. Però, per molto tempo, la “degna sede” promessa fu un polveroso magazzino. Nel 1952, la giunta, su sollecitazione di numerosi cittadini, decise di esporre la scultura. L’ inaugurazione avvenne il 10 agosto 1953, giorno di S. Lorenzo. Il monumento fu collocato nella piazzetta sul lungo molo, “in perenne contemplazione del suo mare, della sua darsena”, come disse il sindaco Lorenzo Marsigli. Nel 1976, per salvaguardare la scultura dall’incuria e dai vandalismi, fu trasferita a Palazzo Paolina e al suo posto, sul molo, fu collocata una copia in marmo, realizzata a Pietrasanta nel laboratorio di Franco Cervietti. Successivamente, il marmo fu collocato nell’atrio del Municipio, poi a Palazzo delle Muse, dove si trova.

Capitolo – 10 (Il passaggio)
Domenica 11 Ottobre 2020

Il Giro di Viareggio è giunto, oggi, ad un ottavo della sua durata. Domenica, suonano le campane delle chiese, vediamo persone che se ne ritornano a casa con, in mano, un vassoio delle paste, accuratamente incartato e chiuso con un nastro dorato. Ce la siamo presa più comoda del solito, non dimenticando i nostri obiettivi (gli oramai famosi elenchi che, per scommessa, dobbiamo completare).

Lo abbiamo fatto, innanzitutto, annotando una parola nei nostri taccuini: “Passetto”, ovvero un corridoio piuttosto stretto e lungo che immette nell’orto, dove, nelle “viareggine”, si trova spesso una casetta che, in passato, si usava in estate quando arrivavano i bagnanti. Piccole porte che, camminando, abbiamo ammirato in tante vie del centro cittadino. Belle ed affascinanti come quella che abbiamo fotografate e che, sinceramente, potevamo inserire nell’elenco delle porte, elenco che invece abbiamo incrementato con una “porta” davvero particolare.
Un doppio accesso che immette in un breve tratto in cui sembra che il tempo non abbiamo voluto fare il suo corso. Dalla via Cavallotti alla via Matteotti (o viceversa), ecco i “Villini Andreotti” o, se volete, “Il buo di Misurino”, luogo caratteristico e che tutti i viareggini, anche se non lo conoscono, portano nel cuore.

Per finire, un libro. E che libro. Parlando di Viareggio è un volumen che non può mancare nelle nostre biblioteche: “Le mille e una notizia di vita viareggina 1169-1940” di Francesco Bergamini (Pezzini Editore) con un prezioso apporto grafico di Franco Signorini. Volume esaurito da tempo, ma che mi dicono, potrebbe essere a breve ristampato (speriamo).
A domani

Capitolo – 11 (Una bella paura)
Lunedì 12 Ottobre 2020

Oggi ce la siamo presa comoda, passeggiando, per ore, senza meta per le vie della città. in cerca di Piazze, angoli caratteristici, luoghi che conservano il contenuto della Storia. Punti, appunto, che vogliamo inserire in uno dei nostri elenchi da ottanta caselle ciascuno.Alla fine, stremati, Io e Paspartu, ci siamo fermati in Piazza Garibaldi che, a torto, molti chiamano ancora “Piazza delle Paure“. Ci siamo seduti in una panchina (se così la possiamo chiamare) nel lato di Corso Garibaldi, posto dal quale è possibile liberare lo sguardo fino oltre la darsena.

Senza il conforto dell’ombra di un albero, privi del canto degli uccelli e dei lamenti delle tortore (vero Barghetti?) ci siamo persi nell’ammirazione delle tre figure, ancora oggi così drammaticamente moderne.

E ancora una volta, Paspartu ha riempito di parole il senso ed il significato di quanto avevamo davanti. Così come era successo con il monumento di Viani, sul molo, anche in questo caso ci siamo fatti aiutare, ed ammaliare, dalle parole di Paolo Fornaciari, ex direttore del Centro Documentario Storico di Viareggio. Leggete ed immaginate…

Il monumento, che rappresenta per il suo tempo un esempio di libertà artistica, «un’idea antiaccademica e antiretorica», frutto della stretta collaborazione fra Domenico Rambelli e Lorenzo Viani, assomma il primitivismo ideologico di Viani a quello plastico di Rambelli. La vicenda ha inizio l’11 novembre 1918, quando fu firmato l’armistizio che pose fine alla Grande Guerra. Il popolo di Viareggio accolse la notizia riunito in piazza Garibaldi, dove fu deciso di far sorgere un monumento in onore e ricordo perenne dei viareggini che avevano combattuto ed erano morti “perché fosse celebrato il trionfo del Diritto sulla Forza.

Il primo luglio del 1921 il bando di concorso per l’erezione del Monumento fu diffuso in tutte le province italiane. Il bando stanziava per la realizzazione del Monumento la somma di lire 100.000 e stabiliva che i bozzetti partecipanti dovevano essere presentati entro il 15 settembre 1921. Dal 20 settembre al 9 ottobre, a Palazzo Paolina, furono esposti 45 bozzetti, contraddistinti come da regolamento da un motto, che furono giudicati da una commissione presieduta da Leonardo Bistolfi e composta da Lodovico Pagliaghi, Arturo Dazzi, Giuseppe Boni e Virgilio Bondois . L’esposizione, visitata da un numeroso pubblico ed illustri personalità, mise in evidenza che retorica monumentale e celebrativa e gusto eclettico abbondavano in tutte le opere caratterizzate da un assortito insieme di angeli dalle ali dispiegate, vittorie alate, ammucchiate di cadaveri e di corpi dilaniati, colonne, obelischi, epigrafi e rami di quercia.

Il 10 ottobre 1922 la Commissione scelse tre opere: “I Galeottus”, di Lorenzo Viani e Domenico Rambelli, “Eroica” del torinese Arturo Stagliano e “Perché viva la Patria oggi si muore” del lucchese Umberto Pinzauti, che furono rinviate ad un giudizio di secondo grado, dove l’opera di Viani e Rambelli fu unanimemente giudicata “di gran lunga la più originale”. “I Galeottus” fu scelto fra i tre, ma gli autori furono invitati ad un terzo ed ultimo esame. Il 30 settembre 1923, la Giuria giudicò l’opera degna d’esser realizzata.

La vicenda, però, non fu senza intralci. Già durante l’esposizione dei bozzetti si manifestarono forti ostilità nei confronti dei due artisti. Umberto Sisco scrisse al presidente dell’Associazione Combattenti di Viareggio: «Stamani sono stato insultato perché come combattente ho lasciato che fra i bozzetti prescelti ci sia quello del Viani. La informo che se quel bozzetto fosse il prescelto Viareggio non avrà mai un monumento ai Caduti. Prima che sorga lo spezzeremo». Ezio Tabarelli, scultore con due bozzeti dal motto “Timavo” scrisse a Michelangelo Chiapparini, presidente del Comitato per il Monumento ai Caduti, per protestare anche a nome della cittadinanza viareggina, bollando il bozzetto “i Galeottus” con «Fa schifo». Comunque, col tempo, le critiche e le polemiche invece di acquietarsi, assunsero maggiori toni e a partecipare alla querelle fu anche Viani che, confidando nel giudizio dei giurati, consapevole dell’atteggiamento ostile nei confronti della loro opera, con fare spavaldo contrattaccava: «Chi del comitato non intende ora questa fiducia concederci, ha un solo dovere ed un solo diritto: dimettersi!». I toni eccessivamente alti di Viani portarono alle dimissioni di qualche membro del Comitato promotore e all’indignazione dei membri della Giuria, primo fra tutti Leonardo Bistolfi.

Il 1 gennaio 1924, a Viani e Rambelli fu affidato l’incarico ufficiale di realizzare il Monumento che doveva essere pronto entro l’ottobre 1925. Ma si registrarono nuovi ritardi determinati anche dalla posizione di Viani e Rambelli, che dopo aver firmato il contratto che prevedeva, come da bando, la cifra di L. 100.000, chiesero di rivedere le clausole economiche del contratto. Dalla parte di Viani e Rambelli si schierò Leonardo Bistolfi, che in una lettera a Luigi Leonzi, sindaco di Viareggio: «È mio dovere confermare l’assoluta necessità di riconoscere come la somma stabilita dal bando non sia in alcun modo sufficiente all’importanza del lavoro compiuto e da compiersi». E Luigi Leonzi, con deliberazione del 28 settembre 1926 approvò la variazione dell’importo, stabilendo il prezzo di L. 260.000 per la realizzazione dell’opera, restando a carico dell’Amministrazione comunale solo le spese della cerimonia inaugurale.

Finalmente il Monumento, dopo due rinvii, fu inaugurato il 3 luglio 1927. Ma non mancarono critiche e proteste. Il “Brivido bellico”, settimanale fiorentino, il 17 luglio commentò la cerimonia di inaugurazione del Monumento riferendo che innumerevoli commenti e frizzi erano scaturiti dalla ingenuità popolare, fra questi: «Poiché il Seminatore corre difilato con l’oro verso la sede della banca Jacoperri, oggi fallita, l’uomo in ginocchio tende le mani supplichevoli per ammonirlo: Non andare da Jacopetti se il tuo denaro ti preme: Per fortuna il seminatore fa l’atto di andare, ma non si muove». Negli anni che seguirono, la piazza e il Monumento, eretto a “onore e ricordo dei Caduti”, furono disertati per le onoranze ai Caduti. Tutto questo fece sì che nel 1940, a quattro anni dalla morte di Lorenzo Viani, sulla scia della campagna di raccolta del materiale per l’industria bellica si pensò di chiudere la questione destinando il bronzo per la realizzazione di nuove armi. La demolizione fu motivata con una lunga ed interessante relazione dove si legge: “Quando i bimbi di questa città imbizziscono e le madri non hanno modo con le blandizie e con i castighi di farli acquietare, vi è solo una minaccia che valga a farli tacere: se non la smetti ti porto in piazza delle paure … Tutto è dovuto al monumento che al centro di essa sorge e che incombe come un’oppressione o come uno spavento».


Fortunatamente, per sopraggiunte superiori disposizioni, non fu rimosso e Viareggio ha conservato un’opera d’arte anche se, ancora oggi, per molti che non conoscono quei fatti, la piazza Garibaldi è nota come “Piazza delle paure”.

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