Neve
“Neve” di Maxence Fermine (Narrativa Bompiani) è un librettino piccolo, piccolo, con la copertina bianca ed un sinogramma giapponese stampato con inchiostro nero. Racconta la storia di Yuko, un giovane poeta giapponese che scrive haiku. E’ una bellissima favola senza tempo, che parla al lettore di vita e di poesia, di amore e di morte e di un fiocco di neve che cade leggero dal cielo. E’ arrivato, assieme ad altri, per alimentare la Libroteca Circolante e, nell’ultima pagina, riporta a penna una nota: “23.2.2018 letto in treno Ge-Viareggio“.
Chissà chi l’ha scritta e quali saranno state le emozioni che il lettore o la lettrice avranno provato, mentre fuori dal finestrino scorrevano le immagini del mondo reale. Grazie di cuore, comunque, per averlo portato ed avermi dato la possibilità ed il piacere di leggerlo e di imbattermi, ad un certo punto, in questa cosa qua…
“Scrivere è avanzare parola dopo parola su un filo di bellezza, il filo di una poesia, di un’opera, di una storia adagiata su carta di seta. Scrivere è avanzare passo dopo passo, pagina dopo pagina, sul cammino del libro. Il difficile non è elevarsi dal suolo e mantenersi in equilibrio sul filo del linguaggio, aiutato dal bilanciere della penna. Non è neppure andare dritto su una linea continua e talvolta interrotta da vertigini effimere quanto la cascata di una virgola o l’ostacolo di un punto. No, il difficile, per il poeta, è rimanere costantemente su quel filo che è la scrittura, vivere ogni ora della vita all’altezza del proprio sogno, non scendere mai, neppure per qualche istante, dalla corda dell’immaginazione. In verità, il difficile è diventare funambolo della parola“.
