Distanze, Parole & Silenzi

Praticamente, da un giorno all’altro, siamo stati costretti a cambiare abitudini. Un profondo condizionamento che va ad occupare ogni secondo della nostra giornata, ogni momento della nostra vita. Dobbiamo prendere, fisicamente, le distanze dagli “altri”, chiuderci in casa (per chi può) e ritrovare noi stessi, tra parole & silenzi.

Pensando a questo, complice la sua recente scomparsa, mi sono andato a leggere alcune cose dell’interessantissimo rapporto, sentimentale, umano ed artistico, tra Frank Uwe “Ulay” Laysiepen (30 novembre 1943 – 2 marzo 2020) e Marina Abramovic.

Ulay e la Abramovic hanno scritto uno dei capitoli più discussi, originali, e successivamente ipersfruttati da frusti epigoni dell’arte contemporanea. La loro performing art, il loro uso del corpo nel qualificare senso all’esecuzione artistica, ha letteralmente segnato immaginario e pratica mondiali dagli anni settanta ad oggi.”

La collaborazione tra i due inizia nel 1976 con la performance Relation in space: due corpi nudi in movimento che camminano uno di fronte all’altro si incrociano, si sfiorano, si scontrano. Nel 1977 il bis. Contestatissimo, provocatorio, l’Imponderabilia che si tiene alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna è forse il loro lavoro più celebre. Ancora i due completamente nudi, questa volta immobili, uno di fronte all’altro, ad accogliere silenziosi il pubblico all’entrata del museo. Pubblico costretto ad infilarsi tra di loro, a sfiorarli, a strisciarsi addosso toccandone involontariamente genitali. La performance originariamente prevista di sei ore, ne durò tre visto l’arrivo delle forze dell’ordine che ne bloccarono il proseguimento. Azione riproposta, senza i due originari protagonisti, durante la mostra omaggio dedicata alla Abramovic a Palazzo Strozzi a Firenze.

Sodalizio artistico e sentimentale tra i due che durò 12 anni e che venne tristemente troncato con un’ulteriore performance a dir poco magniloquente. Nel 1988 si posizionarono ai due estremi opposti della Muraglia Cinese – Ulay a Nord e Marina a Sud – e camminando uno verso l’altro per 2500 chilometri in circa tre mesi si incontrarono a metà del percorso. The Lovers, questo il titolo del loro addio umano e artistico mostrato in mondovisione. Performance ideata anni prima e mai concretizzata, ma con l’intento contrario: incontrarsi a metà percorso e sposarsi. Successivamente Ulay e Marina passarono più tempo a battibeccare e litigare, tramite uffici legali, per i diritti d’autore di quelle incredibili performance.

E veniamo all’ episodio centrale del mio ragionamento che vorrei condividere con ognuno di voi…

Siamo nel 2010. Al MoMA di New York la Abramovic propone “The artist is present“, una perfomance che prevedeva che l’artista rimanesse seduta ad un tavolo per ore (alla fine furono 716) mentre davanti a lei si dovevano succedere decine di persone che potevano rimanere lì a fissarla, ma anche alzarsi e toccarla fin quando volevano.

Ad un certo punto, a sopresa, ecco che arriva Ulay. Si mette in fila e, quando giunge il suo turno, si siede davanti alla sua ex compagna. Non si vedono da circa 30 anni. Divisi da un tavolo, si guardano dentro gli occhi fin giù nel profondo dell’anima e del cuore. Non parlano, ma in quel silenzio che dura minuti eterni, bagnati da lacrime inarrestabili, si dicono tutto quello che è possibile dire, ed anche di più.

Pensiamoci…

L’incontro…

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