“Carri, carette & sediole”

Si è conclusa ieri la collaborazione con Il Tirreno che, per diciotto giorni consecutivi, ha ospitato la mia rubrica denominata: “Carri, carette & sediole” (trasposizione e rielaborazione del titolo di una vecchia canzonetta di Vittorio Tubino Cinquini). Un appuntamento legato al Carnevale, quest’anno universalmente proposto in maniera giocoforza quantomeno inusuale. Sono stati ben 92 i “piccoli coriandoli” che ho scritto, con l’obiettivo di strappare una risata, evidenziare paradossi, tentare di ironizzare e, magari, fare satira all’interno di una manifestazione che ha proprio nella satira una delle parti più importanti e rappresentative della sua identità, della sua anima.

Una piccola cosa, senza grandi pretese, realizzata con impegno e rispetto verso i lettori che, per la verità, mi hanno testimonianto, in varie forme, il loro gradimento (grazie). Ed è proprio da questo rapporto diretto; incontri di persona, confronto social, messaggi sul telefono, che ho potuto notare, tra le altre cose, due aspetti che mi hanno colpito, ma non certamente meravigliato.

Il primo è che le cose proposte, palesemente collocate in un piano diverso da quello occupato dalla cronaca e dall’informazione, in alcuni casi sono state recepite come vere ed attendibili. Cito un esempio tra tutti. Quando scrissi che in occasione del secondo corso (quello della buriana) i carri sarebbero passati da via Marco Polo per ricordare il ventennale del trasferimento dai baracconi alla Cittadella, al mio caro amico Paolo “Fotomania” Mazzei, fotografo ufficiale della Fondazione, arrivarono un sacco di telefonate da parte dei suoi collaboratori che, allarmati per non essere stati avvisati, chiedevano informazioni ed indicazioni per andare ad immortalare lo storico evento.

Il secondo, invece, è stata la reazione di persone che leggevano nei miei contributi una sorta di critica generale ai corsi e a chi li organizza. Posizioni, ovviamente, legittime e rispettabile che facevano trasparire, però, da parte di qualche persona, una sorta di invito a non “andare contro“, a “non disturbare il manovratore“, al “però te che avresti fatto…“, non comprendendo, appunto, il senso della rubrica che ho cercato di spiegare poco sopra. Un atteggiamento, ahimè, che a Viareggio, da qualche anno si è, forse, radicato più del dovuto.

Viva il Carnevale, comunque, Viva il Carnevale di Viareggio e grazie, davvero di cuore, per lo spazio messomi a disposizione, a Il Tirreno, ai direttori avvicendatisi nel tempo (da Roberto Bernabò, a Corrado Benzio, Aronne Angelici, Fabrizio Brancoli, Luciano Menconi, Luca Cinotti), a tutti i giornalisti in redazione ed un grazie particolarissimo a Claudio Vecoli, alla sua professionalità ed alla sua umanità che, proprio oggi, lo portano ad iniziare una nuova sfida, una nuova avventura, un premio al suo lavoro.

In bocca al lupo Claudio

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