Il Calcio

Ho amato molto il calcio fino alla maledetta finale di Bruxelles tra Juventus e Liverpool. Quel giorno entrai allo stadio ignaro di quello che sarebbe accaduti di lì a poco. Me ne tornai al pullman prima che la partita iniziasse ed una volta sopra appresi la gravità di quella tragedia. Da allora la passione ha lasciato il posto all’interesse per l’evento, al piacere della condivisione di un rito, al gusto, sempre più raro, dell’essenza di uno sport che, in quanto tale, dovrebbe rimanere circoscritto in ambiti precisi e non diventare, come è diventato, un coacervo di interessi e contraddizioni.

Mi piace il calcio che unisce una città sotto una bandiera, il calcio come intrattenimento e divertimento, appuntamento tra e con persone, gesto atletico, impegno sportivo, sana rivalità. Aspetti che, quando c’era lo stadio, ho vissuto in diverse occasioni, al sole della grandinata o, con gli amici, nella parte verso Torre del Lago della Tribuna coperta. 

Sensazione ed emozioni che provo a racchiudere in un ricordo. Partita di cartello delle zebre, torno a casa in bicicletta dove sventola una bandierina bianconera. Ad un certo punto un’anziana signora mi guarda ed urla: “Cosa ha fatto il Viareggio?”. Abbiamo vinto è stata la risposta. Ha vinto la Città, abbiamo raggiunto un risultato tutti assieme, ci siamo levati una bella soddisfazione…

Nelle foto: spalti esauriti ai Pini (foto di Roberto Paglianti) e il gol vittoria di Dario Cavallito, naturalmente su punizione, nel derby contro la Lucchese (17 ottobre 1971 – 1 a 0).

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