Quando aspettavamo la Befana…

Quando ero bamboretto ed abitavo in via Garibaldi, nella casa dove sono nato, quelle del 5 gennaio erano ore di attesa, fremiti e paure perchè stava per arrivare la Befana. Non era il Natale, infatti, il giorno dei regali, ma la notte durante la quale l’arzilla vecchietta veniva con le scarpe tutte rotte. Una notte di sogni, desideri, qualche incubo ed abbracci forti con i fratelli e le sorelle, o richieste di ospitalità nel lettone dei genitori. Al mattino, spesso all’alba, aprendo gli occhi gustavamo ciò che stavamo per scoprire in quella che sarebbe stata una sorta di caccia al tesoro, la scoperta della scatola (al singolare perchè il più delle volte
un regalo bastava ed avanzava) contenente il sospirato giocattolo… Bambole, trenini, fortini con soldatini, meccano, lego etc. etc. Ignorando la grande tazza di latte e la fetta di pane pronte sul tavolino, correvamo per tutte le stanze in un crescendo di frenetica ed impaziente allegria. E che gioia quando, finalmente, raggiungevamo il traguardo…

Ma il 5 gennaio accadeva spesso che “una delle Befane” in circolazione arrivasse in anticipo, una sorta di prologo alla visita notturna, creando scompiglio tra i piccolini e divertimento tra gli adulti. Di norma erano i fratelli o le sorelle maggiori che, da soli o in gruppo, precedute dalle noci che scendevano dal camino o cadevano dal soffitto, bussavano alla porta e, varcato il soglioro, entravano in casa. Indossavano abiti delle nonne, avevano il volto nero per il passaggio di un tappo di sughero bruciato, sfoggiavano improbabili gobbe e trascinavano l’immancabile scopa di saggina. Nel cesta di vimini, con il panno a quadretti, custodivano dolcetti, befanini, cialdoni e, per spaventarci ancor di più, pezzi di carbone e polenta gialla, fatti con lo zucchero, mentre tra urla di terrore e risate a crepapelle, nell’aria si diffondeva il profumo delle bucce di mandarino, gettate sulla piastra della stufa a legna.

Non lo dimenticherò mai. Così come non dimenticherò mai i protagonisti di questi meravigliosi, semplici e genuini, appuntamenti, condivisi con i miei genitori, mio fratello e le mie sorelle. E a proposito di sorelle che emozione “rivedere” la Cocca, la sorella grande, una Befana da oscar tanto era irriconoscibile ed efficace. Così brava da farci scappare tutti sotto il tavolino dove rimanevamo, tremanti, sino a che non se ne andava con il sacco di iuta, i capelli stopposi, la lenta andatura e l’invito perentorio ad essere più buoni…

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