Non spengiamo la luce

Chiudono Teatri, chiudono Cinema. Si spenge la luce in sala, ma il proiettore non illumina lo schermo, il sipario non si apre. Tutto rimane avvolto nel buio silenzioso dell’assenza. L’assenza di pubblico, di artisti, di collaboratori, di speranze. Niente applausi, risate, emozioni e, questa volta, neppure la canzone dei Queen, può esserci di aiuto.

Chiude tutto – ho sentito dire stamani alla radio – per non affollare i mezzi pubblici, per evitare la socializzazione. Ecco, questa, è la pseudo giustificazione che più mi colpisce e preoccupa e che rientra in uno scenario a dir poco orwelliano. Lo stare insieme diventa un pericolo.

Attenzione, però, spegnere il fascio di luce della cultura, oltre ad essere un enorme danno economico, rischia di diventare una condanna irreversibile per tutti. Abbassare i canali del mixer, significa limitare la capacità, il diritto e la bellezza di pensare, sognare, immaginare, crescere, dare un senso ed un valore alla vita.

E, allora, la speranza è che tutto ciò sia soltanto un’intervallo, breve, brevissimo, preludio al ritorno in sala, dove “Signore e Signori, lo spettacolo va a ricominciare“.

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